Chi li ama e chi li odia, i tacchi alti (a spillo) sono simbolo di femminilità e moda dietro la quale si cela una grande storia che non tutte conoscono.
I tacchi alti sono calzature ad oggi riconducibili ad un immaginario fatto di seduzione e di eleganza, per tantissimi secoli sono state una prerogativa maschile, e non solo: sono state anche, per un certo periodo, dei veri e propri strumenti di guerra.
Considerato come un simbolo di aggressione, di provocazione e di sensualità, il tacco a spillo diventa l’emblema del cattivo genere. Per molti anni i tacchi a spillo sono vietati negli aerei e all’entrata di certi edifici pubblici, si offre alle donne una borsa in cui mettere queste scarpe moralmente scorrette.
Eppure, nessuna donna “fashionable” ne può fare a meno, sono indossati per ottenere l’effetto ottico di allungamento della gamba, dare risalto alla caviglia e maggior eleganza al piede. Ovviamente maggiore è l’altezza del tacco e minore è la stabilità della calzatura e la sicurezza dell’incedere. I tacchi a spillo tendenzialmente amici sinceri nel mascherare la vera altezza raggiungono fino a 17 cm.
Scopriamo insieme cosa si cela dietro ad uno dei modelli di scarpe più amati di sempre e come si è evoluto nel corso dei secoli.
Tacco a spillo: cenni storici
L’invenzione dei tacchi alti più propriamente detti e la loro prima comparsa ai piedi sono ancora molto discusse. Una delle prime apparizioni dei tacchi alti risale ai tempi dell’antico Egitto in cui, queste calzature, rialzate ma piatte, venivano indossate per scopi rituali e per le cerimonie religiose.
Secoli dopo, nell’antica Grecia, i tacchi alti hanno fatto capolino sui palcoscenici dei teatri con il nome di Coturni, delle calzature simili a stivaletti, realizzate con strisce di cuoio intrecciate e rialzate con una sorta di zeppa fatta di legno o di sughero. Anche le concubine cinesi, come le odalische turche, indossavano scarpe alte; gli studiosi, infatti, ipotizzano venissero utilizzati i tacchi alti non solo per ragioni estetiche, ma anche per impedire alle donne di fuggire dagli harem.
L’utilizzo di scarpe rialzate con una finalità estetica, infatti, si iniziò a scorgere presso le matrone greche e romane le quali, per sembrare più alte, indossavano scarpe dotate di un rialzo di sughero che comprendeva però tutta la suola della calzatura.
I tacchi furono utilizzati dai cavalieri della Mongolia, ma le finalità in questo caso non avevano proprio nulla a che fare con l’eleganza e l’estetica ed in effetti servivano per dare maggiore stabilità ai cavalieri sulle staffe durante le battaglie.
Nel 1400 in Turchia vengono create le “chopine”, calzature con rialzi in sughero o in legno di 8/10 cm (talvolta anche di 18/20 cm), la qual misura richiedeva alle donne di usare bastoni o servi per aiutarle a restare in equilibrio. Venivano indossate solitamente dal sesso femminile o da eunuchi.
Nel secolo successivo vi è una larga diffusione di “chopine” tra i nobili veneziani, va detto però che al tempo la scarpa sinistra non era concepita differentemente dalla destra per cui i tacchi risultavano molto scomodi e obbligavano questi signori a dondolarsi e ad assumere un’andatura piuttosto buffa.
L’ingresso in società del tacco a spillo
La prima donna a sdoganare i tacchi alti in un’occasione ufficiale è stata Caterina de’ Medici durante il suo matrimonio. Nel 1533, infatti, Caterina li indossò in occasione delle sue nozze con il duca di Orléans. Caterina era minuta rispetto al Duca e difficilmente considerata una regal bellezza. Si sentiva insicura di fronte a quel matrimonio combinato, sapendo che sarebbe stata la regina della Corte di Francia, ma soprattutto temeva la concorrenza con l’amante del duca, certamente più alta di lei, Diane de Poitiers. Stupì la nazione francese indossando delle scarpe con tacchi alti 7 cm che le davano un fisico più imponente e un seducente ondeggiare quando camminava. I suoi tacchi riscossero un successo enorme e, da allora, vennero associati con privilegio all’abbigliamento femminile.
Attorno al 1605 iniziano a comparire i tacchi nei primi listini prezzi che testimoniano la loro diffusione in Europa. Ai tempi di Madame de Pompadour e Luigi XIV erano indossati solo dalla nobiltà e non venivano portati solo dalle nobildonne, persino lo stesso Luigi XIV amava farsi confezionare scarpe dal tacco riccamente decorato. Luigi XIV, di statura bassa, amava farsi più grande coi tacchi alti che, combinati alla sua parrucca, gli donavano 30 centimetri in più.
Da qui, il tacco divenne simbolo di potere, autorità, ricchezza e prestigio. Si ornava la parte superiore della scarpa di rosette e di nastri molto costosi che fecero posto, al XVIII secolo, alle fibbie d’argento incastonate di pietre preziose. Le scarpe erano allora veri scrigni con pietre preziose sui contrafforti.
Nei secoli successivi il tacco perde importanza a favore delle scarpe di seta. L’altezza della scarpa cade definitivamente con la caduta della monarchia. La Rivoluzione francese livella tutti in basso.
I tacchi alti hanno continuato ad essere una prerogativa maschile anche nel XVI secolo, periodo in cui, secondo una teoria elaborata e proposta da Elizabeth Semmelhack, curatrice del Bata Shoe Museum in Canada, i Persiani hanno dato un grande contributo a far diffondere in Europa l’uso di queste scarpe.
I tacchi, così, hanno cominciato, nel XIX secolo, ad essere considerati come un forte simbolo di femminilità, al punto da essere diventati una costante della nascente fotografia erotica. Le modelle, infatti, indossavano spesso queste scarpe, poiché gambe e fondoschiena ne erano molto valorizzati.
La Seconda guerra mondiale e la moda
L’Europa era completamente devastata dalla guerra e in tutto il vecchio continente si stava avviando quel processo di ricostruzione che avrebbe portato le grandi potenze europee dove sono oggi.
Anche il mondo della moda stava attraversando un periodo di profonda crisi.
Nel buio più totale ad emergere fu la luce splendente di un designer francese che contribuì a ridere lustro alla moda parigina: Cristian Dior. Dopo la guerra, Dior aprì un suo atelier a Parigi e da quel momento rivoluzionò per sempre la moda degli anni Quaranta dando alla donna una nuova idea di femminilità. Era il 1946 e da allora il mondo della moda non sarebbe più stato lo stesso.
Nel 1954 Roger Vivier inventò, per la maison Dior lo stiletto, il cui nome richiama proprio l’omonimo pugnale per via della sua forma, facendo la storia della moda. Vivier, aveva già lavorato con la innovativa Elsa Schiaparelli, e per Dior, si focalizzò sulla caviglia e sul piede, creando nuove forme di tacco.
Dior fu anche il primo a vendere, insieme agli abiti, tutta la gamma di accessori, borse, foulard, profumi e, naturalmente, scarpe. Proprio su quest’ultimo punto le idee innovative di Dior incontrarono le difficoltà di realizzazione.
Il designer francese voleva una scarpa con un tacco alto, esile e slanciato, tuttavia il tacco in legno delle scarpe si spezzava facilmente causando infortuni e piccoli incidenti. A risolvere questo problema furono gli ingegnosi calzaturiere di Vigevano.
Gli artigiani lombardi, alla Mostra Mercato Internazionale delle Calzature del 1953, presentarono delle scarpe con il tacco in legno con una base di appoggio in alluminio. Era nato il tacco a spillo: alto 8/10 centimetri, con un soprattacco da 8 millimetri.
L’idea funzionò e da lì in poi il tacco alto, fino al mitico tacco 12, diventò un’icona di femminilità, eleganza e sensualità. Dior lo diffuse in tutta Europa, spesso destando scandalo. Il prototipo di questo primo tacco a spillo si può vedere nel museo delle scarpe di Vigevano.
Gonne lunghe a corolla, vite a vespa, seducenti guêpière e abbondanza di tessuto raffinati e costosi. Il tutto con l’idea di slanciare la figura femminile e darle una nuova forma più aggraziata: nacque così il “New Look”.
La decadenza e la rinascita del tacco a spillo
Il tacco a spillo ebbe poi un periodo di decadenza tra la fine degli anni ’60 e gli anni ’70, prima perché il movimento hippy e femminista ci vedeva un simbolo dell’oppressione maschilista, poi perché, con la cultura dance in particolare, si diffusero altri tipi di scarpe.
Dagli anni ’80 in poi il tacco a spillo è tornato di moda e ormai possiamo dire che probabilmente non passerà mai più. Tra brand come Louboutin o Manolo Blahnik (le cui scarpe vengono fatte proprio a Vigevano) e star, film o serie tv come Sex & the City, il tacco a spillo è diventato un’icona intramontabile. Una lunga storia, al 100% Made in Italy.
L’azienda manifatturiera, grazie al tacco a spillo, conobbe una grande impennata e quest’ultimo diventò, in brevissimo, uno dei capi saldi della moda internazionale. Proprio grazie al tacco a spillo i grandi marchi italiani ottennero nuova linfa vitale. Grandi brand ottennero nuovo lustro come quello di Salvatore Ferragamo che arrivò a vestire le dive di Hollywood, tra cui soprattutto Marylin Monroe, vera ossessionata di questo tipo di calzatura.
Con l’aiuto della tecnologia e la scoperta di nuovi materiali gli stilisti si impossessano delle scarpe per farne capolavori d’equilibrio e di virtuosità: Roger Vivier inventa il tacco spina, a virgola, a bobina, a palla, a piramide o a lumaca, Jean-Paul Gaultier lancia la scarpa “millepiedi”, Christian Louboutin mette a punto tacchi dalle curve suggestive e suole di color rosso.
Ormai la loro funzione primaria è decisamente surclassata dalla moda e dall’arte. Le scarpe con i tacchi alti diventano vere sculture ai piedi.
Made in Italy
Nel settore calzaturiero la manifattura italiana è una grande eccellenza. Abbiamo il pregio di saper offrire scarpe fatte a mano nel nostro Paese con i pellami più pregiati, tecniche artigianali consolidate e design esclusivi che ne esaltano il DNA 100% Made in Italy.
L’obiettivo del Calzaturificio Stefania Ganassini è realizzare prodotti non solo belli esteticamente e di alta qualità, ma che garantiscano anche il giusto mix di lusso e comfort. La specializzazione in taglie piccole e grandi è un fattore aggiuntivo che rende unica l’esperienza di acquisto anche per coloro che hanno sempre avuto difficoltà nel trovare e acquistare calzature di loro gradimento!